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Basket | 11 settembre 2024, 17:59

PROGETTO CAMPIONI. Passione, forza e personalità: alla scoperta di Matteo Piccoli

Matteo ci racconta la sua vita in campo e fuori

PROGETTO CAMPIONI. Passione, forza e personalità: alla scoperta di Matteo Piccoli

Continua l’appuntamento periodico con una nuova rubrica all’interno dei quotidiani del nostro gruppo editoriale Morenews: Progetto Campioni.

Paola Mascherin ci racconterà i profili dei giovani atleti più interessanti del nord ovest, per provenienza o militanza.

 

Oggi conosciamo Matteo Piccoli, cestista classe 1995 della Pallacanestro Cantù. Matteo ci racconta la sua storia sportiva che col tempo gli ha permesso di togliersi diverse soddisfazioni.

 

Come hai iniziato a giocare a basket e cosa ti ha attratto di questo sport?

“I miei genitori sono molto sportivi, mia madre è stata anche in Nazionale femminile di pallavolo. Mi hanno sempre fatto fare molti sport, ho praticato tennis, calcio, pallacanestro e pallavolo. In prima media ho dovuto sceglierne uno e non ho avuto dubbi a continuare con il basket. Non era lo sport in cui ero più bravo ma quello che mi faceva divertire di più.”

 

Hai dei modelli o degli atleti che ammiri e che ti ispirano?

“Si. Diversi atleti hanno caratteristiche che mi piacciono ma se devo nominarne uno in particolare ti dico Nadal. È un tennista rappresentativo per la sua forza in campo, ma soprattutto per la sua etica del lavoro incredibile. È un lottatore che non molla mai e umanamente ha dei valori eccezionali in cui mi rispecchio e credo. È una forza della natura.”

 

Come bilanci i tuoi impegni sportivi con la tua vita personale?

“Sto ancora imparando a farlo. La vita che faccio mi da degli slot di tempo libero che utilizzo per recuperare sia fisicamente che mentalmente, perché oltre al fisico anche il cervello si stanca. Secondo me nelle prestazioni la forza mentale è fondamentale e deve sempre essere alta. Da un anno ho aperto un’associazione che si occupa di organizzare diverse attività nel mondo del calcio e del basket col fine di raccogliere fondi benefici e trasmettere i nostri valori attraverso lo sport e quello che facciamo.”

 

Com’è far parte di una squadra?

“È una responsabilità. Devi saper fare due passi indietro rispetto al tuo ego e capire in che modo tu possa essere utile al gruppo. Bisogna saper riconoscere se qualcuno è più bravo di te a fare una determinata cosa e allo stesso tempo ciò che tu puoi dare alla squadra.”

 

Come ti sei appassionato a questo sport?

“Mi ha sempre appassionato, ci gioco da quando avevo sei anni. Col tempo ho capito che attraverso il lavoro sarei riuscito a togliermi delle soddisfazioni, non sono un giocatore di talento ma di voglia e determinazione. Sono migliorato nel tempo e con tanta costanza sono riuscito a crescere facendolo diventare il mio lavoro. La passione si è trasformata nella mia professione ma rimane sempre un privilegio. È ciò che mi piace fare e non ho mai pensato a cosa potesse diventare, semplicemente mi fa stare bene.”

 

Come gestisci la pressione durante una partita importante?

“Concentrandomi sulle cose che devo fare e che so fare. Credo che nel momento della competizione e soprattutto durante un momento di difficoltà sia importante riordinare lei dee e concentrarsi sulle proprie capacità. La tensione si trasforma in eccitazione, divertimento e determinazione. L’ansia c’è la prima volta di ogni cosa, ma una volta che si impara a gestire le proprie emozioni sparisce.”

 

Che significato hanno per te la vittoria e la sconfitta?

“Dipende dalla circostanza ma in entrambi i casi è fondamentale rimanere in balance con le proprie emozioni, altrimenti si rischia di farsi male. A me piace vivere le emozioni fino in fondo e a volte fare ciò è difficile. Sicuramente la cosa che non so fare è godere troppo delle vittorie, sono contento ovviamente ma non penso mai di essere arrivato, anzi, mi concentro subito sul passo successivo.”

 

Che valori ti ha trasmesso lo sport?

“La necessità di migliorare ogni giorno, capire quali sono i tuoi punti di forza e i tuoi limiti, ragionarci sopra e ascoltare gli altri per superarli. Non sopravvalutarsi ma con umiltà e rispetto sempre, per quando mi riguarda la cosa più importante è portare i modi di fare al di là dei risultati che si ottengono. Essere coerenti con se stessi è fondamentale.”

 

Cosa ti pice di più del basket?

“Mi piace condividere le emozioni di campo con il pubblico e i compagni. Quando vedo la mia energia trasferirsi in qualcun altro sono la persona più felice del mondo.”

 

Cosa consiglieresti a chi come te desidera intraprendere una carriera sportiva?

“Di crederci e di farlo divertendosi; di non mettere il rispetto e la carriera davanti agli altri perché il rispetto è la prima cosa e continuare a credere in quello che si fa è la seconda. Un misto. Io penso che lo sport sia veramente fondamentale e può diventare tossico se non fatto nella maniera giusta, poi ti insegna tantissimo e ti da la possibilità di mostrare chi sei ma soprattutto chi vuoi diventare.”

 

Quanto è importante il gruppo e l’essere una squadra nella pallacanestro?

“Per come la vedo io è tutto, è fondamentale. Io preferisco perdere con un gruppo unito composto da persone valide piuttosto che vincere con gente non valida.”

 

Come consigli di superare un momento buio?

“Ho appena pubblicato un libro che parla di questo. Ciò che faccio io è un viaggio, parlo con me stesso e vado a fondo nelle mie emozioni nel modo più onesto possibile, per capire da dove nasce una difficoltà e provarla a risolvere da dentro. Probabilmente sbagliando perchè a volte sarebbe meglio condividere ciò che si sente con gli altri ed io ho sempre fatto un viaggio fra me e me stesso. Penso sia giusto che ci sia equilibrio fra le due cose.”

 

Come ti fa sentire stare in campo e giocare?

“Mi fa sentire libero ma con reponsabilità, mi sento di dover ringraziare attraverso quello che faccio le persone che hanno creduto in me. Rispetto il lavoro che ho fatto per arrivare fin qui, faccio ciò che devo fare e lo faccio al meglio.”

 

Pensi di essere nato con un talento?

“Si. Ho caratteristiche come la sensibilità di riuscire ad entrare nelle emozioni degli altri e provarle anche io. Penso sia il mio talento maggiore e che mi permette di comportarmi in un determinato modo, connettendomi con il cuore delle persone. Se dobbiamo parlare di basket non credo di avere un talento in particolare, più un istinto nel rubare palla. Sia dal punto di vista atletico che tecnico è stato tutto lavoro, tanto.”

 

Cosa ti è servito per arrivare dove sei ora?

“La coerenza nei comportamenti perché non ho mai avuto il bisogno di arrivare in Serie A ma di condividere dei valori, lasciare e cambiare il mondo in meglio, il mio mondo, e veicolare in qualche modo ciò in cui credo, ossia il rispetto per gli altri, per se stessi e per l’ambiente. Essere coerente con questo pensiero negli anni mi ha permesso di trovare soluzioni a tutti i problemi che ho avuto.”

 

Il ricordo più bello della tua carriera?

“La vittoria della Coppa Italia e il titolo MVP dell’anno scorso è stata una soddisfazione personale che per un giocatore di contorno e team player da tanto orgoglio. Ciò che ho fato per la squadra mi è tornato fra le mani anche come un qualcosa di individuale e ciò mi rende molto fiero. Da un punto di vista umano sicuramente quando mi capita che qualcuno mi ringrazi per ciò che gli ho fatto vedere, magari un approccio diverso alle cose o per ciò che gli ho fatto provare. È difficile trovare qualcuno che venga a dirti determinate cose ma quando succede è una grande soddisfazione, perchè vuol dire che sono riuscito a lasciare qualcosa agli altri.”

Paola Mascherin

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