La comunità di Laigueglia è in lutto: si è spento, all'età di 71 anni, Bruno Zanoni. Nella città ponentina gestiva l'Hotel Splendid, ma il suo nome rimarrà indissolubilmente legato al mondo del ciclismo dove, negli anni '70, era riuscito a ritagliarsi un posto nella storia.
Originario di Nembro, nel bergamasco, è stato professionista dal 1974 al 1979, in precedenza (nel 1973) aveva conquistato il titolo di campione d'Italia nell’inseguimento tra i dilettanti. Grazie al Giro d’Italia, al quale partecipò in ben cinque edizioni, divenne un'icona: nel 1974 arrivò secondo nella quindicesima tappa, nel 1978 conquistò invece la prima semitappa dell’11/a frazione. Il suo più grande successo nella corsa rosa giunse però nel 1979, con l'ultimo posto in classifica che gli valse la maglia nera: un riconoscimento che nell'immaginario collettivo odierno è sinonimo di fallimento ma che, come lui stesso spiegò, all'epoca non era tale.
"Una volta indossare quella maglia ti faceva conoscere dal pubblico e mica pensavi che era un disonore - raccontò ai microfoni di SvSport - Eri in coda alla classifica perchè spesso dovevi servire il tuo capitano, sputare l'anima e poi, quando tutto era svolto, lasciarsi staccare. Adesso dicono che una maglia così sia soltanto un punto di riferimento negativo, da presa in giro. Stupidaggini, sai quante lotte si facevano a quei tempi per rimanere ultimi...". La notorietà raggiunta in quell'occasione gli regalò, tra le altre cose, alcune ospitate in TV al fianco di Raffaella Carrà e Mike Bongiorno.
L'ex ciclista, nel 2015 premiato dal Coni con la Stella di Bronzo al merito sportivo, è stato anche un grande organizzatore come dimostrato dal Trofeo Laigueglia, la tradizionale corsa che apre la stagione dei professionisti del ciclismo in Italia: per oltre 20 ne è stato il vero e proprio deus ex machina.
Bruno Zanoni lascia la moglie Iussi, i figli Mara e Matteo oltre ai parenti tutti.