Il richiamo del campo è intatto, nonostante la carriera di Flavio Ferraro abbia permesso al tecnico valbormidese di trascorrere le ultime decadi sui più importanti terreni di gioco della nostra regione.
Il ritorno in panchina vuole però essere vissuto più come un’opportunità che un obbligo da perseguire ad ogni costo.
“Se capiterà la situazione giusta - racconta Ferraro - sono più che disponibile, ma non vivo questo obiettivo come un’ossessione. Cosa manca è il lavoro quotidiano con i ragazzi tutte quelle abitudini che scandiscono la settimana”.
Mister, uno sguardo sui campionati. Partiamo dall’Eccellenza.
“L’Imperia ha fatto un grande lavoro attraverso l’opera di Giancarlo Riolfo. Al di là delle polemiche iniziali è stata allestita una squadra forte, ora affidata a uno staff tecnico di assoluto valore guidato da Buttu, reduce dalla vittoria dello scorso campionato. Ci sono tutte le condizioni per far bene.
La Cairese è in forte risalita: merito della famiglia Boveri che ha riportato a Cairo la possibilità di lottare per puntare al ritorno in un campionato interregionale.
Logicamente la squadra è cambiata molto, ma pur essendo composta da giocatori di valore indiscutibile, è necessario tempo per oliare tutti i meccanismi.
L’avvio non è stato dei migliori, ma gli episodi non sono nemmeno girati a favore della formazione gialloblu. A tal proposito mi ricordo l’Albenga all’esordio lo scorso anno, quando pur con uno in meno riuscì a riprendere e a superare a tempo scaduto il Rapallo, dopo che i levantini non approfittarono di tre occasioni da rete clamorose.
Dietro ci sono tante squadre interessanti: il Campomorone, la Genova Calcio, il Busalla, ma punto molto sull’Arenzano, guidato da un tecnico sprecato per queste categorie come Alberto Corradi.
Al “Gambino” stanno portando avanti un progetto incentrato sui giovani, pur avendo inserito un portiere forte e di esperienza come Porta.
Sono curioso infine di vedere le spezzine, mentre ho visto un Pietra Ligure ben organizzato e con individualità interessanti. Non dimentichiamo il Rivasamba, un’avversaria ostica per tutti".
La Promozione?
"Sestrese un passo avanti a tutti e la fusione con il Borzoli ha aumentato ulteriormente le sue potenzialità.
La Carcarese non ha ancora ingranato la marcia giusta, ma ha ottime potenzialità, ha esibito un bel calcio nelle passate stagioni e soprattutto è gestita da persone competenti.
Attenzione a Finale, San Francesco Loano e Ceriale: tutte e tre potranno recitare un ruolo di primo piano.
Non dimentico il Celle Varazze, che è stato costretto a scontare nell’ultimo campionato gli effetti post fusione, pur con un tecnico preparato come Monteforte".
In Prima Categoria?
“Sono curioso di vedere il Millesimo: una squadra costruita con ambizioni, un’altra valbormidese che può esprimersi su ottimi livelli nel suo nuovo meraviglioso impianto.
Savona ce l’ho nel cuore, è stata la mia prima squadra da ragazzino, la prima maglia che mi è stata regalata dal grande Vivarelli. Devo però dire che fino a quando non tornerà ad essere Savona Fbc 1907 non posso percepirlo come il vero Savona, pur riconoscendo alla dirigenza l’impegno e la serietà dovute a una piazza così importante.
Riportare il marchio a casa reputo sia fondamentale, ed è un urgenza ancora più pressante, a mio modo di vedere, rispetto alla stessa vittoria del campionato".
Infine la Serie D, una categoria sfiorata nemmeno molti mesi fa con l’Albenga.
“Parto dal Vado, con la famiglia Tarabotto reduce da un annata straordinaria che ha portato alla vittoria dei playoff. Mi ha stupito però la scelta di puntare su un tecnico esterno all’area del nord ovest: penso a Riolfo, Monteforte, Buttu tra i più esperti, oppure a Diego Alessi o allo stesso Corradi. Tutti loro avrebbero potuto fare bene al Chittolina.
Auguro comunque a Mancini di tornare in panchina quando prima.
Ad Albenga ho vissuto quattro mesi eccezionali: mi sono veramente divertito con dei ragazzi giovani e di talento. Il pensiero corre a Jebbar, ai fratelli Graziani, ad Anich, che a quanto mi risulta è sondato anche da realtà professionistiche, ma anche altri giocatori come Beluffi, Gibilaro, Barisone o il portiere Scalvini".
Il rammarico per quella partita con la Fezzanese, in parte anche per colpe mie, è ancora duro da rimarginare. L’Albenga meritava di girare l’Italia con i playoff per salire in Serie D, ma non era da escludere a quel punto nemmeno la promozione diretta. Se il campionato fosse durato ancora un mese avremmo potuto davvero insidiare chiunque".