Chi ha mai affrontato nella sua vita una maratona, sa alla perfezione come il traguardo sembra non arrivare mai. È una sensazione particolare, che mette a dura prova soprattutto dal punto di vista mentale. Ebbene, nel mondo del tennis c’è qualcuno che si è sentito esattamente allo stesso, passando letteralmente alla storia.
Vi siete mai chiesti qual è la partita di tennis più lunga nella storia di questo sport? Il blog di Betway che si occupa di seguire pronostici, statistiche e commenti degli esperti legate alle scommesse di Wimbledon e su ogni altro sport, ha approfondito un’impresa più unica che rara, che è andata in scena nel 2010. E il torneo è stato proprio quello inglese, per un match che, contro ogni previsione, è diventato leggendario.
Sembrava un match come tanti altri, eppure…
La gara di cui stiamo parlando è quella che vede protagonisti due atleti che, il 22 giugno 2010, erano dei perfetti sconosciuti. O, meglio, due atleti di buon livello, ma di sicuro non in grado di catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica e di tutto il torneo. Si tratta di John Isner e Nicolas Mahut, due buoni giocatori che sulla carta avrebbero dato vita a una partita come tante altre del torneo.
E, invece, assolutamente no. Il primo set viene vinto dall’atleta americano, mentre il secondo viene portato a casa dal tennista francese. Il terzo set è quello che si muove molto più sul filo dell’equilibrio, ma alla fine è l’atleta francese a spuntarla al tie-break. Il quarto set, quindi, diventa decisivo, ma l’equilibrio riprende a regnare sovrano. Questa volta è Isner a imporsi al tie-break. Il problema è che, intanto, il tempo è passato, sono le 21:03 e non ci sono più le condizioni ambientali per poter giocare. È troppo buio e il match viene sospeso e rinviato al giorno successivo.
La sfida diventa ancora più epica
Il 23 giugno si ritorna in campo alle ore 14:07 e la gara comincia a viaggiare su binari del tutto imprevedibili e impronosticabili. Infatti, il campo 18 comincia a diventare il vero e proprio centro dell’attenzione dell’intero mondo del tennis. Ogni tifoso si sposta per seguire questa sfida: nel set decisivo, a differenza di quanto avviene oggigiorno, non era previsto il tie-break, quindi senza perdere il turno di battuta, è chiaro che si va avanti praticamente all’infinito.
È esattamente quello che succede tra Isner e Mahut, dal momento che la sfida diventa epica. Nessuno dei due ha intenzione di mollare il turno di battuta e la parità regna sovrana. Un match che si trasforma ben presto in una sorta di maratona, non solamente a livello emozionale, ma anche dal punto di vista nervoso. Il duello si gioca soprattutto a livello mentale, dove i due protagonisti dimostrano una resistenza notevole.
L’americano e il francese si sfidano per sette ore di fila e nessuno sembra avere la meglio. Infatti, si arriva fino al 59-59. L’arbitro guarda l’ora, sono le 21:10 ed è nuovamente arrivato il momento di interrompere il match: al buio non si può giocare e, di conseguenza, l’ufficiale di campo Lahyani non si tira indietro nel rimanere al suo posto anche il giorno successivo. Un altro dato molto interessante è che furono ben otto i gruppi di raccattapalle che alternandosi diedero supporto nel recupero palline durante questo interminabile match.
Prima del terzo giorno di gara, il match tra Isner e Mahut aveva già battuto ogni record, sia come tempo effettivo che come quantità di giochi. Il 24 giugno i due tennisti ricominciano la propria personalissima maratona e la parità sembra continuare fino al 68-68. Lo scacco matto arriva dalla parte di Isner, che si prende il vantaggio e chiude i giochi sull’indimenticabile punteggio di 70-68.