Calcio - 09 luglio 2021, 21:36

L'Italia ad Euro 2020, com'è andata la rivoluzione di Mancini?

Scopriamo le carte: questa è una nazionale senza paragoni, una squadra che non somiglia a nessun’altra nella storia del calcio italiano

Manca ancora l’esito finale, ma i bilanci di questo Europeo 2020 sono già cominciati e difficilmente cambieranno la sostanza delle considerazioni sul gioco espresso dalla nazionale italiana. Pur con aspettative che spingevano a tenere i piedi ben piantati per terra e a voler guardare partita dopo partita, è inutile nascondere che le ambizioni alla vigilia del torneo fossero quelle di attestarsi come la sorpresa del campionato. L’Italia c’è arrivata senza perdere una sola partita, un filotto ora a quota 33, un record assoluto per gli azzurri e un risultato che non sarebbe arrivato senza la rivoluzione impostata da Mancini a seguito della mancata qualificazione per i mondiali 2018.

Scopriamo le carte: questa è una nazionale senza paragoni, una squadra che non somiglia a nessun’altra nella storia del calcio italiano, ma non perché i protagonisti siano i migliori calciatori di tutti i tempi, né perché presenti all’interno del gruppo quelle due o tre stelle dal valore assoluto capaci di cambiare il volto di una partita e prendere per mano i compagni nel momento più critico, come possono essere Cristiano Ronaldo, o Mbappè, o Lukaku. In parte è senza paragoni per l’impostazione tattica strutturata dall’allenatore: finalmente gioco, possesso palla (anche se con chi ne è maestro soffriamo, vedi Spagna), soluzioni d’attacco costruite palla a terra.

 

Per usare un’espressione abusata, un’Italia a trazione anteriore che ci ha fatto innamorare del suo gioco a poco a poco, mentre l’abbiamo vista crescere alla ricerca della maturità, che oggi possiamo dire essere arrivata indipendentemente dalla vittoria dell’Europeo, consacrata dalla sfida meno bello e più sofferta, contro quella Spagna che tanto ci ha tolto, la nostra bestia nera. Post-partita, punto da una domanda che metteva in luce la lunga partita difensiva e di contenimento che l’Italia aveva dovuto giocare, un po’ come nella sua tradizione, Mancini ha rivendicato le occasioni create - va detto a sua conferma: non minori di quelle degli spagnoli - e la capacità di soffrire dei suoi ragazzi.

 

Dicevamo che è senza paragoni: lo è perché il gruppo non è mai stato così forte e così a disposizione, sia dell’allenatore, sia gli uni degli altri. Questo è il vero segreto e il più grande successo degli azzurri: essere riusciti a creare un legame e sfruttarlo in campo, giocare per la squadra, non per sé. E questo è ciò che abbiamo più dell’Inghilterra, nostra prossima avversaria, una squadra solidissima in difesa, meno divertente, ma concreta e spietata in attacco, con un Kane in grande spolvero. Le quote Italia vincente Europei ci mettono di fianco agli inglesi, appena un passetto indietro: 1.95 gli azzurri, 1.90 i nostri avversari. Loro giocheranno con uno stadio completamente schierato a favore e questa è, a oggi, la nostra più grande preoccupazione. Noi giocheremo con un gruppo il cui primo pensiero, dopo il successo sulla Spagna, è stato quello di onorare Spinazzola, infortunatosi nella partita precedente e operato d’urgenza: vediamo chi sarà più forte.