Capita purtroppo sempre più raramente di incontrare personaggi all'interno del mondo del calcio capaci di rifuggire da pensieri o banalità scontate.
Sarà la maturità agonistica, l'esperienza dentro o fuori dal campo, ma Andrea Dalessandro, nuovo centravanti del Vado, sa stupire con la parola come all'interno del rettangolo di gioco.
Andrea, benvenuto in provincia di Savona.
Grazie mille!
Il Direttore Sportivo Paolo Scalzi ha scommesso ad occhi chiusi su di te e le quattro reti realizzate dal tuo arrivo non possono che dargli ragione.
“Avevo bisogno di ritrovare fiducia nei miei confronti, ma soprattutto era fondamentale guadagnarmi la stima dei compagni. Cambiare squadra non è affatto semplice, soprattutto a campionato in corso, e a mio modo di vedere è necessario instaurare subito un rapporto umano limpido e sincero con chi condivide la tua medesima passione per il calcio”
Ci sei riuscito?
“Assolutamente sì! Ho trovato un gruppo di ottimi ragazzi e bravi calciatori, il che non guasta per il bene dei colori rossoblu”.
Era da un po' di tempo che nel nostro comprensorio non si vedeva un attaccante così completo.
“Ringrazio per i complimenti, ma provo semplicemente a dare il mio contributo per la squadra. Fortunatamente dal mio arrivo siamo riusciti a riemergere dalla zona playout, anche se dobbiamo mantenere alta la guardia per evitare brutte sorprese”.
Domani si prospetta un match molto delicato: in caso di vittoria andreste a +6 dalla Novese, sest'ultima in classifica.
“Sappiamo che l'incontro di domani potrebbe rappresentare una bella svolta per la nostra stagione. Ci siamo preparati al meglio per non fallire l'obiettivo e portare a casa un risultato utile. Riuscire a conquistare l'intera posta sarebbe fantastico, ma non mettiamo il carro davanti ai buoi”.
A vederti sembri un centravanti vecchio modello, capace da solo di reggere l'intero peso del fronte offensivo, abbinando anche una buona tecnica. Perchè secondo te questo tipo di attaccante sta andando mano a mano scomparendo?
“Ci sono fattori molteplici”.
Tipo?
“In primo luogo i ragazzi si approcciano al calcio in maniera diversa. C'è meno fame rispetto a una volta e anche i genitori tendono ad essere fin troppo protettivi nei confronti dei loro figli. Quando ti approcci al calcio professionistico in tenera età c'è il rischio di vivere un prestito, o una cessione, in una categoria inferiore quasi come se fosse un declassamento, invece la voglia di emergere e di districarti tra i difensori avversari non deve mai venire a mancare”.
Ma tutto il calcio italiano, in generale, è in piena convalescenza.
“Purtroppo mancano trasparenza e soprattutto competenza. Mi riferisco non solo ad alcuni allenatori ma anche a certi dirigenti: il calcio rappresenta un po' lo specchio dell'Italia, si stanno perdendo determinati valori e di conseguenza non si può non andare incontro a un periodo di difficoltà””.
Sarai costretto a giocare fino a 40 anni allora.
“Se il fisico regge ne sarei davvero felice! Per il momento pensiamo ad obiettivi più vicini, in primis la trasferta di Novi in programma domani pomeriggio...”